28. La Porta della nostra salvezza
Guarda alla tua vita! Essa è un continuo attraversamento di porte. Ci sono porte che attraversi allegramente, come la porta della chiesa nel Giorno del Signore o nel giorno del tuo matrimonio. E ci sono anche porte che hai paura di attraversare, perché sai che dall'altra parte ci può essere un dottore con un terribile referto sulla tua malattia.
Porte ovunque!
Ma c'è solo una Porta che si frappone tra te e Dio e che devi attraversare se vuoi sperimentare già adesso la vita abbondante ed eterna. E quella Porta è Cristo! Porta che ti da l’accesso alla via stretta, la via della Vita, che pochi trovano.
Per spiegarci questa verità dalle conseguenze eterne, in questi versetti Gesù usa una figura retorica piuttosto complessa parlandoci di due porte su due diversi ovili. La ribellione dei nostri progenitori nell’Eden ha portato tutta l'umanità a varcare la prima porta, quella di un desolato ovile (v.1), ovile che è un luogo di morte in cui reprobi ed eletti, ossia “capre e pecore, pecore che non sanno di esser pecore e che si comportano come capre” sono entrambi separati da Dio. In questo primo ovile, le pecore del Signore sono temporaneamente tenute in cattività, rese schiave dal “principe di questo mondo,” usate e abusate dai suoi falsi pastori, e divorate da ladri e briganti. Se facciamo attenzione, l'altra Porta (P maiuscola) è su un muro di un altro ovile, il Regno di Dio (v. 7,9), nel quale solo gli eletti possono entrarvi varcando la benedetta “Porta delle pecore,” cioè Cristo!
Dunque, vediamo due importanti realtà che emergono da questa figura retorica:
1. La porta della nostra schiavitù (vv. 1-5)
2. La Porta della nostra salvezza (vv. 7-10)