18. Resistere nel proprio giorno malvagio (1)

Il 6 giugno del 1944, gli Alleati sbarcarono in Normandia e quel giorno, nel gergo militare, fu chiamato il ‘D-Day’ perché fu il ‘Giorno Decisivo’ in cui fu letteralmente cambiato il corso della Seconda Guerra Mondiale, assicurando agli Alleati la vittoria finale contro il Nazifascismo che, tuttavia, arrivò soltanto 11 mesi dopo. Infatti, dopo la caduta di Berlino e la resa incondizionata della Germania agli Alleati, l’8 maggio del 1945, fu invece chiamato il ‘V-Day,’ il ‘Giorno della Vittoria,’ appunto. Ora, tra il D-Day (6 giugno 1944) e il V-Day (8 maggio 1945), gli eserciti continuarono a scontrarsi brutalmente aggiungendo altre centinaia di migliaia di vittime sia tra i civili che tra i militari. Ciononostante, il D-Day rimase comunque il Giorno Decisivo. Questione di tempo, e la liberazione dal regime di morte e la vittoria finale sarebbero arrivate.

Allo stesso modo, per noi che abbiamo creduto in Cristo, la croce e la risurrezione sono state il nostro D-Day in cui il Signore ha vinto la battaglia decisiva sul Diavolo, assicurando per noi la vittoria certa che però sarà consumata, o pubblicamente palesata, soltanto alla Sua seconda venuta, nel grande e tremendo Giorno del Signore, quando, come scrive l'apostolo Paolo in 1 Cor. 15:26, “l’ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte.” Ciò significa che ora, io e te viviamo per così dire, tra il D-Day e il V-Day, tra la croce e la Sua seconda venuta. E sebbene la vittoria del credente sia certa in Gesù Cristo e il destino di Satana sia segnato, il credente vive ancora nella morsa di una vera battaglia spirituale contro veri nemici spirituali che, purtroppo, continuano a mietere vere vittime tra il popolo di Dio. Ecco perché Paolo conclude la sua epistola agli Efesini esortando la chiesa alla vigilanza. Perché, che ci piaccia o no, dal principio alla fine, dalla conversione alla morte (o al ritorno del Signore), la vita del credente è una vita di vera battaglia e di vera sofferenza.

Nei versi dal 10 al 20 di Efesini 6, l'apostolo Paolo esorta il credente ad essere completamente attrezzato per vivere in mezzo alla tensione esistente tra il D-Day e il V-Day, tra la croce e la seconda venuta di Cristo. Se Dio vorrà, domenica prossima vedremo nello specifico il significato delle varie parti dell’armatura di Dio, ma oggi analizzeremo invece i primi 4 versi, dal 10 al 13, nei quali Paolo esorta i credenti di Efeso e tutti noi a:

1. Discernere la natura spirituale della battaglia nella quale ci troviamo
2. Appropriarci dei mezzi spirituali provvedutici da Cristo
3. Adempiere alla chiamata di star saldi in Cristo

Rev. Vincenzo Coluccia

Dopo aver lavorato per dieci anni nell’ambito dell’ingegneria strutturale, Vincenzo si è laureato in teologia presso il Westminster Seminary California. Ora è un ministro di culto ordinato presso la Chiesa Presbiteriana in America (PCA) incaricato dal Presbiterio della Costa Meridionale della California di fondare una chiesa presbiteriana nel capoluogo Salentino attraverso la Mission to the World (MTW), l'agenzia missionaria della PCA, per cui lavora insieme alla moglie Judit dal 2020. Attualmente, Vincenzo è pastore della Chiesa Presbiteriana di Lecce, città in cui vive assieme alla moglie Judit, la figlia Abigail e il figlio Samuel.

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